La città era qualcosa di davvero notevole. Non certo per gli edifici in se, tranne uno di cui parlerò più tardi, quanto per la sua forma e per la disposizione delle case. Le case stesse erano praticamente uguali, ad un piano, con una terrazza che fungeva da tetto, bianche, intonacate, pulite, ben tenute. Non erano identiche nel vero senso della parola, ognuna aveva qualche piccola variazione, alcune erano un po’ più grandi, altre un po’ più piccole, con più o meno finestre, ma si trattava sempre di differenze minime che non modificavano l’impianto di base. Erano disposte in cerchi concentrici attorno alla grande piazza circolare che fungeva da luogo di riunione, spazio per il mercato, zona giochi per i bambini. Ogni anello di case era separato da una strada abbastanza larga e degli stretti vicoletti separavano fra loro le case di ogni anello. In ogni anello c’erano sempre almeno due strade larghe che in qualche punto permettevano il passaggio fra gli anelli a tutto ciò che non riusciva a infilarsi negli stretti vicoli, ma non si trattava di strade radiali continue dal centro fino alla periferia, in ogni anello infatti le strade larghe erano in posizioni diverse. Quando un carro doveva percorrere tutta la strada dalla campagna estrena alla città alla piazza o viceversa era costretto quindi ad un lungo e labirintico percorso alla ricerca di strade abbastanza larghe per transitare da un livello all’altro. Continue reading »
Confusione. Paura. Zanne sguainate. Ringhi. Il suo branco. Il suo branco lo stava scacciando. Un muro di zanne luccicanti.
Il grosso lupo bianco iniziò a correre. Via. Lontano. Gli odori della foresta erano per lui qualcosa di solido, tangibile, come gli alberi, i sassi, il terreno gelato. Correre. Allontanarsi. Ora era un lupo solitario, cacciato dal branco di cui era stato il capo. Nessun luogo dove andare, nessuna tana a cui tornare. Correva. Cacciava quando la fame era troppo intensa. Seguiva le tracce di qualche piccolo roditore, la scia olfattiva di una preda. Ancora via. Nessun luogo. Correre. Si stava stancando. Impossibile, non si stancava mai. Correre era nella sua natura di lupo. Eppure era stanco.
Perché il suo branco l’aveva scacciato? Continue reading »
Frammenti di un sogno che non vuol morire
lacerano le mie mani
Ruvidi cristalli che stringo
con dita sanguinanti
Per non precipitare nell’abisso
mortale quotidiano
Sonny O
Io e altre bestie – (2010)
Il sole, gigantesco e deforme disco arancione nell’atmosfera tremula del tramonto era appena sceso dietro l’orizzonte rischiarando ancora il cielo a occidente. Il terreno a tratti paludoso iniziava già a trasudare una nebbia densa che serpeggiava fra gli alberi trasformandoli in figure evanescenti dai contorni indistinti.
Mi trovavo in una zona dall’aspetto piuttosto anonimo, una terra pianeggiante punteggiata da macchie di alberi frondosi, in cui il tronco spoglio di qualche albero morto sembrava ergersi come monito per la circostante vita vegetale. Nessun punto di riferimento preciso poteva aiutarmi per confermare la mia posizione, ma avevo la sensazione di essere nel posto giusto.
Il grosso corvo imperiale appollaiato sulla mia spalla dava segni di nervosismo. Lo tenni incappucciato e ricontrollai il legaccio che gli assicurava una zampa, non potevo permettermi di lasciarlo scappare. Posai a terra il mio zaino, mi liberai del mantello, dell’arco e della faretra piena di frecce e mi assicurai la spada sulla schiena in una posizione che mi permettesse libertà di movimento. Respirai profondamente e rimasi immobile in attesa di quel breve momento in cui il crepuscolo lascia il posto alla notte, momento di transito tra il mondo della luce e quello delle tenebre. Le istruzioni erano precise, muoversi troppo presto o troppo tardi avrebbe compromesso ogni cosa, la scelta dell’istante preciso era fondamentale. Liberai il corvo dai suoi legacci, attesi ancora qualche secondo, poi gli tolsi il cappuccio e con un movimento del braccio lo feci alzare in volo. Continue reading »
Anche il fuoco più caldo ha bisogno di qualcuno che lo accenda
Sonny O
Io e altre bestie – (2010)
but the right one was never around;
and as you left I heard my body ring
and my mind began to howl
It was far to late to contemplate the meaning of it all:
You know that I need you, but somehow I don’t think
you see my love at allAt some point I lost you, I don’t know quite how it was;
The wonderland lay in a coat of white, chilling frost
I looked around and I found I was truly lost:
without your hand in mine I am dead …..
Reality is unreal and games I’ve tried just aren’t the same:
without your smile there’s nowhere to hide
and deep inside
I know I’ve never cried as I’m about to …
If I could just frame the words that would make your fire burn
all this water now around me could be the love that
should surround me.
Looking out through the tears that bind me
my heart bleeds that you may find me .. or at least that I can
forget and be numb, but I can’t stop, the words still come:
I LOVE YOU
VAN DER GRAAF GENERATOR
Erano giorni che nevicava, nonostante fossero solo i primi di Dicembre la temperatura era bassa, parecchi gradi sotto zero. Tutti dicevano che era troppo freddo per nevicare, invece nevicava. Nevicava, di continuo, senza interruzione, leggeri pezzi di cielo cadevano fitti ricoprendo la città.
I mezzi sgombraneve avevano accettato mestamente la loro sconfitta ed ora giacevano abbandonati, arenati contro montagne di neve che loro stessi avevano contribuito ad innalzare.
Tutto era diverso, strano; era bizzarro non vedere macchine muoversi ovunque, autobus, furgoni, tutto il normale traffico della città era interrotto, ma ciò che davvero colpiva i sensi era la diversa qualità del rumore. Non c’era silenzio, no, anche se la neve assorbiva con dolcezza le vibrazioni sonore non c’era silenzio, ma quello che si sentiva non era il ronzio meccanico, il brontolio dei motori a scoppio, il continuo lavorio di milioni di ingranaggi. Le grida dei bimbi, il fruscio smorzato dei pattini delle slitte, le voci delle persone avevano riconqustato la città. Continue reading »
è vero nel sogno, ma falso nel vero
(Beatrice – 4 anni)
…mani libere per una libera corsa…
…braccia libere per volare…
(Beatrice – 2 anni e 3 mesi)