Ago 012011
 

Quasi tutte le scuole che cercano di insegnare “la via” concordano su uno stesso punto, cambiano le modalità, i procedimenti, ma il nucleo di pensiero spesso si assomiglia. Che stiate seguendo le tecniche dei maestri zen, i dettami del libro dei cinque anelli o i suggerimenti di Don Juan lo scopo di tutti questi insegnamenti è cambiare il vostro modo di percepire le cose.
Per far questo vi si richiede di liberarvi da molte sovrastrutture mentali che vi impediscono la percezione completa e piena. In pratica il vostro cervello produce un sacco di rumore che non vi lascia concentrare sull’attimo, su ciò che state facendo, sul qui e ora. Spostare l’attenzione dalla meta, dall’obiettivo finale al momento in cui si sta vivendo, a ciò che si sta facendo, permette di vivere in modo più profondo e intenso.

Gli arrampicatori un po’ l’hanno capito, hanno tolto la vetta dal centro dei loro pensieri e si sono concentrati sul percorso in se, sul come e sul cosa stavano facendo. Dalla conquista ad ogni costo e in qualsiasi modo si è passati all’arrampicata per il puro piacere di farlo, ci si è concentrati sul come si saliva una via, poi si è ulteriormente cambiata la scala e si è compreso che il singolo passaggio conta quanto tutta una via ed è nato il bouldering, inteso non come allenamento, ma come attività fine a se stessa. Questo cambio di scala mi ricorda i frattali e la loro invarianza di scala. Un frattale assomiglia sempre a se stesso, da qualsiasi distanza lo si guardi e allo stesso modo si è passati dal salire una montagna al salire un singolo passaggio su di un masso, imparando a trovare il piacere nel singolo movimento, lo stesso piacere.
Camminare in montagna pensando continuamente alla cima, o al rifugio che si deve raggiungere toglie il piacere della camminata in se. Affrontare il percorso frattalizzandolo invece permette di godere di ogni tratto, ogni passo, ogni momento diventano importanti. È qui che vedo una somiglianza fra le scuole di pensiero mistiche e i frattali mentali di cui parlo io. La scomposizione di un percorso complesso in singoli movimenti non toglie nulla al piacere in se, anzi aiuta a spostare l’attenzione e a concentrarsi sul momento presente. In realtà le cose non sono proprio uguali, se io imparo a godere di ogni singolo momento senza preoccuparmi della meta finale non solo il mio divertimento non diminuirà, ma al contrario aumenterà, perché sarà la somma di un numero quasi infinito di singoli momenti di divertimento. È ovvio che non posso ridurre una camminata in montagna ad un singolo passo, alcuni piaceri sono cumulativi, richiedono che tutta la somma di movimenti sia compiuta. Se si vuole godere del piacere di sentire la stanchezza fisica è necessario farsi una bella camminata, un passo solo non basta, ma anche in questo caso la meta non è esterna a noi, è qualcosa che ci appartiene già, una sensazione che vogliamo risvegliare in noi e concentrarsi sul momento in se la amplifica e ci permette di percepirla con maggior chiarezza.

Cari i miei piccoli (nel senso di pochi)  lettori, conoscendovi so che vi aspettavate che parlassi di sesso, vista la presenza della parola piacere nel titolo del post.
La parola piacere invece va intesa in senso molto più ampio, ma per non deludervi vi assicuro che la frattalizzazione del piacere si può benissimo applicare anche al sesso. In fondo nel sesso la meta è ben conosciuta ed è sempre più o meno la stessa, ciò che fa la differenza è proprio la via e come la si percorre. Godendo di ogni istante senza preoccuparsi del punto d’arrivo migliora drasticamente il divertimento

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