Giu 062010
 

Il Venerabile Maestro Valavan camminava assorto nei suoi pensieri. Per oltre un mese mi ero recato in pellegrinaggio da solo ed ora finalmente ero tornato dal Maestro. Camminavo al suo fianco, ma i miei pensieri erano certamente più cupi dei suoi. Dopo un po’ mi guardò e accortosi del mio turbamento mi sorrise dicendomi: “Raccontami cosa ti turba”. Continuai a camminare in silenzio ancora per un po’ raccogliendo i piensieri, poi finalmente trovai le parole.

“Maestro mi avete già detto più volte come l’unico modo per avvicinarsi all’illuminazione sia liberarsi dal desiderio. Molti maestri dicono la stessa cosa, anzi tutti i maestri da me incontrati fino ad ora hanno detto le vostre parole, anche se il loro modo di liberarsi dal desiderio mi sempre apparso molto diverso dal vostro. Essi – continuai – sostenevano la necessità di liberarsi dai bisogni materiali e per questo vivono una vita frugale, austera, rigorosa, mentre voi non disdegnate affatto i piaceri.”

“Ricordo come mi avete spiegato che la vera liberazione dal desiderio non è nella ricerca delle privazioni e della frugalità, quanto nell’accettazione di ciò che la vita ci propone, senza cercare, ma senza nemmeno rifiutare”

“Esatto – rispose il Venerabile Maestro – hai capito perfettamente. Il rifiuto delle cose buone e piacevoli che ci riserva la vita è segno di una schiavitù altrettanto quanto la loro ricerca ossessiva. La cosa migliore è fare ciò che il nostro spirito sceglie di fare di volta in volta, senza porsi regole ferree, obiettivi fatti di rinunce e privazioni. La rinuncia forzata a qualcosa non fa altro che fissarci in mente la cosa a cui vogliamo rinunciare. Solo l’accettazione della sua mancanza può liberarci dal desiderio. Chi digiuna finisce per pensare al cibo. Se il cibo non c’è allora si digiuna, se il cibo c’è si mangia e se è un buon cibo ne trarrà giovamento il corpo, ma anche lo spirito. E questo vale per tutti i piaceri, anzi per tutte le cose.”

“Maestro ho compreso il vostro discorso sull’accettazione al posto della rinuncia forzata, è un modo particolare di vedere le cose, ma lo capisco e stando assieme a voi riesco ad applicarlo – interloquii – ma vi sono dei casi in cui trovo molto difficile mantenere questa calma. In questo tempo in cui sono stato lontano dalla vostra guida ho incontrato persone molto diverse da voi, ho rivisto amici che non vedevo da tempo e mi sono sembrati molto cambiati.”

“Forse sei tu ad essere cambiato” rispose il Maestro.

“Avete ragione, forse sono cambiato io, forse sono cambiati loro, probabilmente entrambi siamo diversi da come eravamo, ma non è questo il problema.
Ciò che mi turba è che da loro e da altre persone che ho incontrato mi aspettavo… qualcosa, non so nemmeno io cosa, ma mi aspettavo un comportamento diverso, speravo in qualcosa che non c’è stato, o qualcosa che non esiste più. Davvero non saprei descrivere cosa mi abbia deluso, ma sicuramente sono rimasto molto deluso.
E questo mi ha turbato – continuai – credevo grazie a Voi di aver raggiunto un buon punto nel cammino verso l’illuminazione, invece mi sono ritrovato preda di passioni, malumori, tristezze. Non capisco come avrei dovuto pormi, cosa avrei dovuto fare”

Il Venerabile Maestro Valavan camminò ancora un po’ con lo sguardo rivolto verso la strada, poi prese un sentiero che deviava dal percorso e mi fece cenno di seguirlo.

Dopo un breve cammino giungemmo sulla riva di uno stagno dove il Maestro si accoccolò sui talloni raccogliendo alcuni sassolini.

“Staccarsi dalle cose materiali è facile, ma è solo il primo livello. Chiunque può riuscirci, o quasi. Staccarsi dalle persone, non riporre speranze, non avere aspettative, non desiderare è molto più difficile. O molto più facile se sei una persona fredda ed egoista. Ma non è certamente il tuo caso.”

Il Maestro rimase un momento in silenzio a riflettere poi riprese:

“Le persone agisco in base a motivazioni diverse. A volte cercano di essere razionali, a volte lasciano che i sentimenti guidino le loro scelte. Spesso sono mossi da qualche forma di egoismo. Alla fine tutti noi siamo mossi da egoismo, anche tu, anch’io. La ricerca dell’illuminazione è un percorso personale, che si fa per se stessi e quindi a suo modo egoistico. Perfino chi agisce per il bene altrui lo fa per un tipo di egoismo particolare, ciò che lo fa star bene è preoccuparsi per gli altri.
Le persone in cui tu riponevi speranze e fiducia hanno fatto delle scelte motivate forse da qualcosa che tu non capisci, ma certamente sono convinte di aver fatto la cosa giusta.
Il problema è che tu ti aspettavi da loro un comportamento diverso da quello che hanno tenuto. Ma non puoi pretendere che le persone agiscano come tu vorresti, puoi sperarlo, ma se poi non accade ne resterai deluso. Meglio quindi capire che ogni persona deve agire in libertà, secondo gli impulsi che la muovono e che sperare che segua un comportamento che in qualche modo rispetti i tuoi desideri è solo fonte di delusione.”

“Maestro, alcune persone hanno tradito la mia fiducia, rompendo promesse fatte, giurando vere cose che si sono rivelate false a distanza di pochi giorni e continuando a giurare che erano vere nel momento in cui le hanno dette.”  – lo interruppi io.

“Probabilmente lo erano e quando le hanno dette ne erano convinte, – riprese con calma il Maestro. – non pensare che ti abbiano per forza mentito, probabilmente le cose sono cambiate nella loro mente. Come tutti hanno agito al meglio possibile per loro, dicendo e facendo ciò che credevano giusto. Non c’è modo di sapere come si comporterà una persona, devi solo imparare anche in questo caso a essere distaccato, a non desiderare nulla, a non illuderti.”

“Devi essere come questo stagno, le cui acque sono calme, tranquille. Se la tua mente sarà altrettanto calma potrai accettare ciò che accade con serenità, non ti aspetterai nulla e qualunque cosa accadrà non potrà turbarti. Ma non è facile. Quando accade qualcosa- disse il Maestro gettando un sasso nello stagno – le acque si agitano, i cerchi concentrici percorrono la sua superficie e ci vuole un po’ di tempo prima che tornino calme. Se tu lasci che gli accadimenti siano come il sasso sentirai turbamento e ci vorrà del tempo prima che il tuo animo ritrovi la calma. Tu dovrai invece contrapporre una forza che si opponga a quella del sasso, per mantenere il tuo spirito calmo come la acque tranquille dovrai essere sempre attivo, sforzarti continuamente per far si che i sassi non provochino onde.
Non è facile, richiede impegno costante, fatica, prontezza di riflessi, dovrai sorvegliare il tuo spirito perché non si lasci catturare da alcun desiderio, alcuna aspettativa. E se per caso accadrà dovrai essere ancora più pronto a reagire se per qualche motivo dovessi restare deluso, dovrai fortificare immediatamente il tuo spirito, ritrovare la calma, rientrare nello spirito dello stagno.”

“Maestro, lo stagno è quindi indifferenza nei confronti delle persone?” – chiesi sorpreso.

“Niente affatto” – rispose il Venerabile Maestro – “in realtà è una forma di amore nei confronti delle persone, un rispetto della loro libertà.
Lo stagno significa accettare che le persone siano libere, accettarle per come sono senza pretendere nulla. Ogni persona dà ciò che può e ciò che vuole. Saggezza è prendere ciò che ti vogliono dare senza volere di più.
Desiderare che agiscano secondo i tuoi voleri e le tue speranze ti porterà solo a comportarti in modo sbagliato nei confronti delle persone e sarà fonte di delusioni.”

“Accetta le persone per come sono e lascia loro la libertà. Non aspettarti nulla, nemmeno che loro sappiano rispettare la tua libertà perché è la forma di amore più alta a cui si possa aspirare e… non è molto diffusa, te ne accorgerai.”

Questo disse il Venerabile Maestro Valavan.

Dalle memorie del Venerabile Maestro Farukh

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