Un segnale sul pannello di controllo richiamò la sua attenzione. Finalmente l’osservatore di seconda classe 097 si era messo in contatto. Il supervisore di terza classe 028 compì l’appropriata sequenza di movimenti per attivare il sistema di comunicazione.
“Osservatore di terza classe 097 a rapporto” – Il sistema di comunicazione inizio a trasmettere i dati sensoriali indispensabili perché la comunicazione fra due funzionari di alto rango si svolgesse fluida e precisa. Il suono era solo una parte del modo di comunicare che utilizzavano, le posizioni del corpo, degli arti, i cambi repentini di pigmentazione della pelle, il movimento della coda e delle creste sulla sommità del capo erano tutti complementi importanti quasi quanto la voce. Senza tutti questi segnali aggiuntivi il messaggio sarebbe stato impreciso fino al limite dell’incomprensibilità. Per le comunicazioni complesse era necessario un sistema di telepresenza tridimensionale che premettesse agli interlocutori di cogliere tutti gli aspetti della conversazione.
Il supervisore attendeva con una certa preoccupazione, aveva inviato l’osservatore di seconda classe dopo che due osservatori di terza classe erano tornati sconfitti, senza essere riusciti a comprendere la struttura sociale della razza aliena che stavano osservando. Si erano dichiarati incapaci di comprendere il mondo che stavano osservando.
Il supervisore sperò di non dover inviare un osservatore di prima classe. Erano gli individui più borderline di tutta la popolazione, in grado meglio di altri di comprendere e adattarsi a situazioni totalmente diverse da quelle a cui erano abituati, ma la loro personalità individualista li rendeva anche difficili da trattare e spesso inaffidabili.
“Siete riuscito ad analizzare la razza aliena in modo preciso e inequivocabile?” – chiese il supervisore.
“Si supervisore. Ho compreso quale ostacolo ha bloccato i miei predecessori. La chiave di tutto sta nell’incongruo sistema di cure riservate ai nuovi nati.” – rispose l’osservatore – “Essi vengono curati ed educati dai loro stessi genitori.”
Il supervisore mutò rapidamente colore, la sorpresa e lo sconcerto non gli permettevano di trovare una configurazione stabile.
“Ne siete assolutamente certo?” – chiese con tono prudente. Temeva che anche l’osservatore di seconda classe avesse compiuto qualche grave errore di analisi. Era palesemente assurdo che le nuove generazioni venissero educate dai propri genitori.
“Si supervisore, ne sono certo. Sto inviando ora il rapporto completo. Vedrete che le mie conclusioni saranno ancora più sconcertanti, ma sono sicuro di non aver compiuto alcun errore di valutazione.”
“Grazie osservatore.” – rispose il supervisore – “Lo leggerò più tardi, appena concluso il mio turno di verifica delle crescite.”
Il supervisore chiuse il contatto e si avviò lungo corridoi interminabili rivestiti di un materiale duro, nero e lucido, intervallato a tratti da placche luminescenti.
“Che sistema insano e assurdo.” – pensava fra se, paragonandolo al sistema di allevamento tipico della sua razza. Le nuove covate venivano allevate tutte assieme, da personale esperto e qualificato, in grado di prendersi cura al meglio dei cuccioli, di educarli, di valutarne con obiettività e imparzialità le capacità e i progressi. Il supervisore ricopriva un ruolo importante anche in questo, oltre all’incarico da cui derivava il suo appellativo le sue particolari capacità di giudizio gli erano valse un incarico speciale come valutatore dei cuccioli giunti allo stadio pre-adulto. Era proprio agli allevamenti che si stava dirigendo in quel momento. Si preparava a valutare i livelli mentali e le attitudini di quelli che di li a poco sarebbero diventati adulti, pronti a prendere il posto che spettava loro nella società altamente organizzata in cui vivevano.
Era suo compito stabilite quali mansioni essi avrebbero dovuto svolgere, a quale livello e con quali competenze. Forse alcuni di loro erano suo figli, lui non lo sapeva, ma non gli importava. Se avesse avuto un legame con loro come avrebbe potuto essere assolutamente obiettivo? Come avrebbe potuto stabilire se fossero stati in grado di svolgere un incarico, occupare un posto adeguato nella società o se avrebbero dovuto venire soppressi? Nessuno scrupolo morale limitava il suo giudizio. Le personalità considerate devianti erano rischiose per l’equilibrio sociale e chi non poteva venire inserito in un ruolo ben preciso in cui rendersi utile veniva soppresso. Il supervisore sottopose i giovani a una lunga serie di test riservandosi poi il tempo necessario per esaminarne attentamente i risultati in un secondo tempo.
Finito il suo turno presso gli allevamenti ritornò finalmente alla sua postazione per prendere finalmente visione del rapporto completo sugli alieni. Non si può dire che fosse ansioso di farlo, un sentimento di questo tipo sarebbe stato riprovevole, nutriva però una forte curiosità intellettuale riguardo gli alieni.
Si immerse nella revisione del rapporto inviato dall’osservatore, mano a mano che procedeva si sentiva sempre più sorpreso e sconcertato. Tutta la società aliena era così assurda che non avrebbe nemmeno dovuto esistere. Invece non solo esisteva, ma erano anche riusciti ad arrivare ad un certo sviluppo tecnologico. Per un po’ il supervisore si trastullò con il pensiero di classificare gli alieni come animali sociali non intelligenti, ma le evidenze contrarie erano troppo schiaccianti. Erano una razza intelligente. Per quanto gli sembrasse impossibile erano riusciti a costruire meccanismi, elaborare teorie complesse sul funzionamento delle cose, avevano un linguaggio efficiente sebbene molto primitivo e basato quasi unicamente sullo scambio di suoni. Il supervisore era sempre più stupito, tutta l’organizzazione sociale di quella razza aliena era basata su dinamiche totalmente illogiche.
Proseguì la lettura del rapporto, sconcertato da come gli alieni organizzassero la loro vita con strutture sociali del tutto inadatte allo sviluppo di una società stabile ed efficiente.
“Non è possibile!” – esclamò profondamente turbato. Perfino il suo autocontrollo si incrinava di fronte allo stupore e al disgusto di ciò che apprendeva dal rapporto dell’osservatore.
Il rapporto fra adulti e cuccioli era basato sulla parentela, cosa ovviamente assurda, cosa poteva garantire infatti che i genitori fossero abili nell’allevamento dei figli? E questo sistema poi rendeva i cuccioli dipendenti dai propri genitori e i genitori erano attaccati ai figli in modo insano.
Ma quanto l’osservatore riportava era decisamente troppo!
Tutta la società non solo i rapporti fra adulti e cuccioli, ma perfino i rapporti fra adulti erano basati su interdipendenza reciproca.
Quegli esseri non utilizzavano la logica come guida per le proprie azioni nemmeno nella scelta dei propri partner per la riproduzione, al contrario.
Gli adulti, quasi sempre adulti di sesso opposto, non rifuggivano e anzi addirittura ricercavano ansiosamente un disgustoso legame di asservimento psicologico che essi chiamavano… amore.