Mag 162011
 

Un po’ in disparte dagli altri maschi rifletteva sul proprio futuro. Come spesso accadeva si sentiva un po’ fuori luogo in mezzo agli altri, non amava i giochi rumorosi dei suoi compagni o almeno non amava spenderci tutto il suo tempo, preferiva trascorrerlo in biblioteca o collegato al computer; studiava qualunque materia, spaziava in ogni campo sorprendendosi di quanto fosse vasta la cultura della sua specie. Gli educatori non pretendevano molto da loro, si erano limitati ad allevarli e accudirli, insegnando loro a parlare, a leggere e scrivere e le nozioni fondamentali che sarebbero state loro utili per comprendere il mondo e il compito che li attendeva. Ogni tanto qualche gigantesca femmina si aggirava nei dintorni dell’allevamento, per provvedere ai rifornimenti o a lavori complessi che non sarebbero stati possibili senza interventi esterni. In quelle occasioni lui e i suoi compagni si erano assembrati per poterle osservare meglio possibile, mentre conversavano in quel loro strano modo con gli educatori o mentre eseguivano riparazioni e altri compiti incomprensibili. Qualche volta le femmine avevano parlato perfino con loro e quelli a cui era stata rivolta la parola si erano sentiti così fieri che per alcuni giorni se ne erano andati in giro tutti impettiti.  L’allevamento era stato la loro casa e fra breve uno alla volta l’avrebbero lasciato per il viaggio finale. Tutti si sentivano eccitati pensando a ciò che li attendeva, anche lui lo era, ma voleva essere sicuro di ottenere il miglior destino possibile. Alcuni di loro sarebbero stati scelti per diventare istruttori delle prossime generazioni, sarebbero rimasti all’allevamento e si sarebbero occupati dei nuovi nati, li avrebbero allevati con amore insegnando loro ciò che sapevano, ma non era quello che desiderava. Continue reading »

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Mag 062011
 

Percorsi lentamente il corridoio che separava l’ingresso dalla biblioteca. Ad ogni passo sentivo i capelli rizzarmisi sulla testa, lunghi brividi mi percorrevano la spina dorsale, l’adrenalina correva impetuosa nelle mie vene, ogni pelo del corpo sembrava dotato di volontà propria e tutti assieme sembravano essersi accordati per schizzare fuori dalla mia pelle.
Una corrente gelida usciva dalla porta aperta della biblioteca che lasciava intravvedere alti scaffali carichi di libri, intervallati da pannelli di quercia intarsiati con scene di caccia e di battaglia.
Sapevo già cosa avrei trovato, ma questo non mi aiutava a restare calmo come avrei voluto. Bussai lievemente sullo stipite prima di entrare. Lui mi aspettava, in piedi davanti ad uno scaffale con un libro in mano, l’indice infilato fra le pagine per tenere il segno. Grazie al cielo aveva la testa sopra il collo, una cortesia che mi riservava e di cui gli ero sempre grato.
“Buon giorno dottore” – mi salutò gentilmente – “L’ho sentita entrare in casa, si accomodi la prego.”
“Buon giorno Duca” – risposi – ” stava leggendo?”
Era un uomo dall’aspetto fiero, capelli neri e corti così come la barba ben curata, indossava un abbigliamento da caccia che sarebbe stato all’ultima moda nella metà del ‘600. Si sarebbe potuto scambiare per un attore in costume messo li per intrattenere gli eventuali turisti in visita all’antico maniero o per un eccentrico padrone di casa. Ovviamente se non fosse stato semitrasparente, caratteristica che lo qualificava inequivocabilmente come un fantasma. Continue reading »

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