Il suo cuore pulsava all’impazzata, pompando furiosamente si ripercuoteva nella gola, nelle tempie, nei polsi, perfino nei polpastrelli. Camminava rasente al muro guardandosi continuamente attorno con movenze da uccello, rapidi scatti della testa seguiti da istanti di immobile fissità dello sguardo, pronto a cogliere ogni indizio di movimento. Nonostante i suoi sforzi nulla gli permetteva di capire se fosse riuscito a distaccare il suo inseguitore. Un breve fruscio, un’ombra che ai suoi occhi sembrava muoversi, un alito di vento nell’aria altrimenti immobile della notte, bastavano per provocargli nuove scariche d’adrenalina. Solo per un attimo aveva intravisto una figura stagliarsi nel chiarore lunare, poi più nulla. Vagava ormai da una decina di minuti cercando disperatamente di attirare l’attenzione di qualcuno, ma nelle stradine della periferia in cui si trovava aveva scorto solo gruppetti di individui così poco rassicuranti che aveva preferito proseguire la sua fuga solitaria. Possibile non ci fosse in giro nessuno? E tutte le lamentele che leggeva sui giornali per gli schiamazzi nei bar? Pareva che proprio quella notte tutti avessero deciso di tapparsi in casa.
Iniziò a correre, pentendosi subito dopo di questa decisione, perché si sentiva molto più esposto e vulnerabile. Gli parve anche di sentire un rumore di passi in corsa che facevano eco ai suoi. Ormai allo stremo fisico e psicologico lanciò un grido di esultanza alla vista di una salvezza sicura. Una chiesa. Una chiesa era ciò che aveva sperato di trovare con un tale intensità che pensava quasi di averla evocata lui stesso. Era certo che il suo inseguitore non avrebbe potuto entrare in un luogo consacrato. Si precipitò sugli scalini del sagrato e si scagliò con tale forza contro il portone che si sarebbe quasi certamente fratturato un osso se l’avesse trovato chiuso.
L’interno era illuminato solamente da qualche candela. Corse al piccolo altarino dove per una moneta si poteva acquistare una candela da accendere. Fortunatamente la chiesa non si era ammodernata con le lucine elettriche al posto delle candele di cera. Afferrò tutte le candele che riuscì a tenere in mano e corse ad accenderle per fare più luce possibile. Sapeva di compiere un piccolo furto, ma promise a se stesso che avrebbe ripagato tutto. Si precipitò ad inginocchiarsi all’altare e iniziò a pregare con tutte le sue forze. Voltandosi continuamente verso la navata e il portone d’ingresso, il suo sguardo fu attratto da un rosario dimenticato da qualcuno su uno dei banchi delle prime file. Lo prese e stringendolo con tutte le sue forse iniziò a recitarlo. All’improvviso udì il portone aprirsi. Impallidendo e tremando per la paura e la sorpresa, si voltò.
Una bellissima donna, bionda, magra e molto alta, completamente vestita di nero avanzava tranquilla verso di lui. A passi lunghi percorse la navata ed entrò nel suo banco, sedendosi accanto a lui. Si accorse di aver allentato la presa, per colpa dello stupore, solo quando sentì il rosario che iniziava a scorrere fra le sue mani. Lo recuperò precipitosamente e stringendo il crocefisso fra le nocche sbiancate dallo sforzo, lo tenne davanti a sé come uno scudo.
La donna sorrise, un sorriso così dolce e disarmante che per un attimo gli fece sperare di essersi sbagliato, forse lei non era affatto ciò che lui aveva temuto, ma le sue parole lo fecero gelare.
“Mi spiace,” sussurrò lei dolcemente, scostando con delicatezza il rosario “ma la religione funziona solo con chi ci crede.”
“Ma io ci credo!” urlò lui disperato “Vado a messa ogni Domenica, faccio la comunione, prego, frequento la parrocchia. Nessuno può dire che io non sia un buon cristiano. Io credo, sono un credente sincero.”
Quasi in lacrime sussurrò ancora: “Io credo.”
“Ma io no.” rispose lei con un sorriso crudele affondandogli i denti nel collo.
Sonny O
[Fruscii] – 2013
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