Un po’ in disparte dagli altri maschi rifletteva sul proprio futuro. Come spesso accadeva si sentiva un po’ fuori luogo in mezzo agli altri, non amava i giochi rumorosi dei suoi compagni o almeno non amava spenderci tutto il suo tempo, preferiva trascorrerlo in biblioteca o collegato al computer; studiava qualunque materia, spaziava in ogni campo sorprendendosi di quanto fosse vasta la cultura della sua specie. Gli educatori non pretendevano molto da loro, si erano limitati ad allevarli e accudirli, insegnando loro a parlare, a leggere e scrivere e le nozioni fondamentali che sarebbero state loro utili per comprendere il mondo e il compito che li attendeva. Ogni tanto qualche gigantesca femmina si aggirava nei dintorni dell’allevamento, per provvedere ai rifornimenti o a lavori complessi che non sarebbero stati possibili senza interventi esterni. In quelle occasioni lui e i suoi compagni si erano assembrati per poterle osservare meglio possibile, mentre conversavano in quel loro strano modo con gli educatori o mentre eseguivano riparazioni e altri compiti incomprensibili. Qualche volta le femmine avevano parlato perfino con loro e quelli a cui era stata rivolta la parola si erano sentiti così fieri che per alcuni giorni se ne erano andati in giro tutti impettiti. L’allevamento era stato la loro casa e fra breve uno alla volta l’avrebbero lasciato per il viaggio finale. Tutti si sentivano eccitati pensando a ciò che li attendeva, anche lui lo era, ma voleva essere sicuro di ottenere il miglior destino possibile. Alcuni di loro sarebbero stati scelti per diventare istruttori delle prossime generazioni, sarebbero rimasti all’allevamento e si sarebbero occupati dei nuovi nati, li avrebbero allevati con amore insegnando loro ciò che sapevano, ma non era quello che desiderava.
Si recò in biblioteca, scelse una postazione libera, in effetti erano tutte libere, pensò con un po’ di sconforto e collegò l’apparato neuroconnettivo. In pochi istanti i suoi pensieri iniziarono a fluire nella rete, vagò senza una direzione precisa, si limitava a fluttuare nello spazio elettronico, lasciandosi trasportare dalle correnti. Individuò facilmente gli agglomerati di pensiero di altri maschi, collegati ad apparati simili ai suoi conversavano da altri allevamenti, scambiandosi esperienze, racconti, impressioni. Erano pensieri piccoli, guizzanti, si muovevano velocemente, spesso privi di particolare spessore, in toni cangianti si raggruppavano e si muovevano all’unisono come banchi di pesci colorati.
I pensieri delle femmine invece erano come loro, enormi, maestosi come giganteschi cetacei, lunghi discorsi articolati pieni di diramazioni, sottotemi, complesse variazioni, impossibili per un maschio da comprendere appieno. Anche i pensieri delle femmine si muovevano in gruppi compatti, spesso seguendo un leader, altre volte in modo più libero, ma sempre secondo direttrici comuni. Ogni tanto si appressava ad una di queste menti, il suo pensiero guizzante accarezzava la superficie mentale della femmina, si sentiva come un pesce pilota a fianco di una balena, ne saggiava l’umore, cercava di trarre qualche impressione sulla personalità della femmina, di comprendere nei limiti del possibile di che pensiero si trattasse, ma sempre si ritirava senza approfondire il contatto. Sapeva ciò che cercava e sapeva che non l’avrebbe trovato fra i pensieri che si muovevano in branco, doveva cercare altrove, approcciare le menti isolate, quelle che cercavano uno spazio personale, fuori dal gruppo, quelle capaci di accettare la solitudine in cambio della libertà.
Alcuni maschi come lui si muovevano staccati dagli altri e così alcune femmine, ma erano casi rari e spesso si trattava solo di qualcuno uscito da un gruppo solamente per entrare in un gruppo vicino. Non esistevano obblighi, vincoli o leggi, ognuno in rete era libero di muoversi come preferiva, lanciare i propri pensieri in qualsiasi direzione, era solo l’indole altamente gregaria tipica della sua specie a far si che sempre si formassero dei gruppi e che difficilmente delle menti isolate si spingessero in direzioni nuove e impreviste. Anche per questo motivo si stupiva sempre della vastità di conoscenze accumulate dalla sua specie, la mancanza di creatività e individualismo aveva reso necessario milioni di anni per giungere al livello di progresso attuale.
Continuò a cercare, finalmente trovò una mente femminile che si muoveva isolata e solitaria, si avvicinò saggiandone l’indole, ma si sentì immediatamente respinto, non era quello che stava cercando, era una mente piena di rancore, solitaria per rabbia verso gli altri, non perché tesa in direzioni diverse.
Cercò ancora, si lasciava trascinare dalle correnti di pensieri, evitando però di finire inglobato nei gruppi rumorosi che incontrava, lo faceva spesso e non aveva ancora trovato ciò che desiderava, ma non si lasciò scoraggiare.
Finalmente un altro pensiero femminile solitario, aveva un suono diverso dagli altri, una musicalità che gli piaceva, un insieme di colori bizzarri, screziature di toni improbabili. Si avvicinò, lo sfiorò con il proprio pensiero. La mente sottostante sembrava tesa verso concetti che riusciva appena ad immaginare, ma percepì, più che comprendere, riflessioni creative e audaci, una ricerca estetica, un amore per la bellezza slegata da qualsiasi finalità pratica. Era un pensiero realmente strano per qualcuno della loro razza, fondamentalmente pragmatica e priva di slanci creativi. Gli piaceva. Si fece più vicino e cercò un contatto con quella mente, pur con le differenze insormontabili che li separavano era convinto che avrebbe potuto trovare un terreno comune con quella femmina più di quanto accadesse con gli altri maschi. La femmina si dimostrò subito disponibile a conversare con lui, iniziarono così a tessere un complesso intreccio di pensieri e sensazioni, il modo di comunicare più facile da adottare all’interno della rete neuroelettronica.
Dopo qualche tempo si separarono, scollegò il suo corpo dagli apparecchi della biblioteca e ritornò dai i suoi compagni dell’allevamento, nei giorni a venire si sarebbe nuovamente connesso per proseguire la conversazione con quella femmina così particolare, a cui si sentiva così simile nella convinzione che al mondo esistesse qualcosa di più coinvolgente e profondo di una piatta esistenza nella quotidianità.
Presto lui e i suoi compagni sarebbero stati abbastanza adulti e le femmine sarebbero sciamate attorno all’allevamento alla ricerca di un compagno, in genere le femmine si recavano all’allevamento più vicino alla loro abitazione e sceglievano uno dei maschi disponibili, non era considerata una scelta molto importante, bastava che il maschio fosse sano e geneticamente compatibile, qualche volta accadeva però che una femmina desiderasse un maschio particolare e allora poteva cercare in molti allevamenti fino ad essere soddisfatta della propria scelta. Era considerato un comportamento bizzarro, ma non disapprovato, nel complesso si trattava di una razza tollerante anche se poco fantasiosa, tutto ciò che non danneggiava gli altri era permesso. non importava che andasse contro consuetudini stabilite, veniva accettato come stranezza e presto dimenticato.
Lui voleva riuscire a convincere quella femmina a recarsi al suo allevamento e a cercare proprio lui. Non aveva idea se si trattasse di una cosa facile da fare o meno, lei poteva trovarsi dall’altra parte del pianeta e lui non aveva alcuna esperienza del mondo esterno, quel poco che sapeva lo aveva appreso in biblioteca, non sapeva quali compiti svolgesse la femmina, se avesse possibilità di spostarsi, se avrebbe potuto in qualche modo comunicare con l’allevamento e avvisare che cercava proprio lui in modo che nessun’altra femmina lo scegliesse prima, ma avrebbe fatto il possibile per essere scelto da lei.
I giorni seguenti si recò il più possibile alla biblioteca per utilizzare le apparecchiature neuroconnettive e scandagliare la rete alla ricerca della femmina con cui aveva fatto amicizia. Fortunatamente non fu difficile trovarla, anzi, fu lei a trovare lui; come gli raccontò anche lei era alla ricerca di qualcosa di diverso e più soddisfacente di un semplice accoppiamento e lui era sicuramente più stimolante di qualunque altro maschio le fosse capitato di incontrare nella rete. Ormai era certo che avrebbe fatto il possibile per poterlo scegliere come compagno, e infatti lei lo rassicurò delle sue intenzioni dicendogli che aveva cercato il suo allevamento e prenotato una visita presso di loro non appena lui e gli altri maschi avessero raggiunto la piena maturità.
Si svegliò per il gran trambusto che c’era nell’allevamento, si guardò attorno smarrito, poi comprese; era giunto finalmente il giorno tanto atteso, l’allevamento apriva le sue porte e le femmine avrebbero potuto scegliere un compagno fra i maschi disponibili. Si sentiva eccitato e terrorizzato allo stesso tempo, a differenza dei suoi compagni lui aveva un’aspettativa precisa, non gli bastava essere scelto da una femmina qualsiasi, voleva essere scelto dalla femmina che aveva incontrato in rete. Solo lei, ne era convinto, avrebbe dato significato alla sua esistenza e a ciò che stava per accadere.
Raggiunse i suoi compagni all’esterno degli edifici, alcuni parlavano concitati, altri era quasi paralizzati dall’eccitazione, ognuno reagiva in modo diverso all’approssimarsi di un evento tanto atteso e al contempo temuto.
Poco dopo iniziarono ad arrivare le femmine. Enormi, inconcepibilmente diverse da loro, eppure appartenevano alla stessa specie, lo sapevano da ciò che avevano imparato dai libri e in un qualche modo più sottile lo sapevano per istinto, avvertivano un richiamo inspiegabile e allo stesso tempo irresistibile verso quelle masse gigantesche, così grandi che i loro occhi faticavano a percepirle nella loro interezza.
Le femmine si avvicinarono all’allevamento e loro iniziarono a essere chiamati mentre venivano scelti, la maggior parte delle femmine in realtà non li degnava nemmeno di uno sguardo, era chiaro che le scelte non venivano effettuate in base a qualche tipo di attrazione personale, ma piuttosto per abbinamento dei dati genetici alla ricerca della miglior compatibilità. Alcune in realtà non resistevano e sbirciavano l’allevamento, curiose di vedere i maschi per la prima volta nella loro vita, altre si soffermavano ad osservare con calma, valutando forse secondo dei propri criteri personali i maschi che si trovavano di fronte.
Finalmente fu chiamato anche lui. Salutato dai suoi compagni e dagli educatori uscì dalla porta esterna e salì in una specie di cabina che immediatamente si sollevò in aria e si mosse, sospesa a qualche supporto che non riusciva a scorgere e venne depositata all’interno di una struttura enorme, agganciata in una posizione che gli permetteva di scorgere il mondo esterno dai finestrini della cabina. Capì che la struttura era un veicolo su cui salì la femmina che lo aveva scelto, il veicolo si mosse e lui per un po’ fu così rapito dall’osservare il mondo esterno che vedeva per la prima volta da dimenticare quasi la presenza di lei.
Dopo un tempo non lungo il veicolo si fermò, la femmina scese e fu lei stessa a sollevare la sua cabina e trasportarla all’interno di un edificio dalle proporzioni così immani che si sentiva schiacciato. La femmina depositò la cabina su una superficie piatta, levigata. Lui attese un attimo, poi uscì, atterrito ed eccitato da ciò che si sarebbe trovato di fronte. Lei era li, incombente come una montagna. Non poteva sapere se fosse la femmina che aveva incontrato in rete, era spaventato dall’idea di essere stato scelto da un’altra, ma prima che la tensione diventasse insopportabile lei parlò, in quel modo strano, quasi biascicante che utilizzavano le femmine quando si rivolgevano ai maschi. Era un modo difficile di comunicare, nulla a che vedere con il piacevole scambio di pensieri e sensazioni reso possibile dalla rete, ma fu sufficiente a rassicurarlo, lei era la persona giusta, era proprio la femmina che aveva desiderato per l’unione.
“Sei pronto?” – gli chiese con tono delicato e affettuoso.
“Si!” – rispose, ed era vero. Era pronto, sapeva di aver fatto tutto ciò che poteva per assicurarsi il miglior destino possibile e ora era pronto ad affrontarlo. La speranza era superiore al timore, sapeva che quella era la femmina giusta, sapeva che con lei non sarebbe stato tutto sprecato.
Lei lo sollevò delicatamente, lo tenne un attimo sospeso, come per rimirarlo, poi lo inserì nel suo orifizio riproduttivo. Immediatamente si sentì avvolto da decine di di sottili tentacoli che lo accarezzavano, stimolati da quel contatto dal suo corpo uscirono analoghi filamenti che si intrecciavano con quelli della femmina, cercavano i giusti punti di connessione, si saldavano fra loro. Sentì le vene fondersi con quelle di lei, il sangue si mescolò al sangue, le arterie si unirono, smise di respirare, ma non ne aveva più bisogno. Da ultimo si saldarono i nervi, smise di pensare, ma non ne aveva più bisogno. Avvertì in quegli ultimi istanti la fusione completa del suo minuscolo corpo in quello enorme della femmina, e con una sensazione di piacere così intensa da divenire mortale si svuotò in lei e da lei venne pervaso.
La sua mente si frantumò in miriadi di schegge, come un oggetto di cristallo che cade con violenza su una superficie dura sentì la sua coscienza andare in pezzi. Ma in qualche modo sapeva, con quel poco di autocoscienza che andava svanendo che la sua personalità non andava perduta. Ogni frammento di se sarebbe diventato come una decorazione brillante sulla lucida superficie della mente di lei. Così come una miriadi di diamanti impreziosisce e abbellisce la forma d’oro di un gioiello i suoi pensieri incastonati in quelli infinitamente più complessi della femmina ne avrebbero esaltato la bellezza, donandole qualcosa che prima non possedeva. Era questo che aveva cercato disperatamente, una mente in grado di accoglierlo, non solamente un corpo in cui fondersi. E mentre la sua mente svaniva e si fondeva con quella della femmina si sentì felice e avverti la felicità di lei. Ora, per tutta la vita, erano uno.
Photocorynus spiniceps is a species of anglerfish in the family Linophrynidae.[1][2] It is the only species in the genus Photocorynus.
The known mature male individuals are 6.2–7.3 millimeters (0.25-0.3 inches), smaller than any other mature fish and vertebrate; the females, however, reach a significantly larger size of up to 50.5 millimeters (2 inches).[3][4] (However, numerous fish species have both sexes reaching maturity below 20 millimeters (0.8 inches).[5])
Like other anglerfishes, Photocorynus spiniceps lures its prey using a bioluminescent spinal extension, and swallows the prey whole with the help of a distending jaw and a similarly distending stomach. Its prey can sometimes be as big as their own bodies. The male spends its life fused to its much larger female counterpart therefore effectively turning her into an hermaphrodite. While the female takes care of swimming and eating, the male, with a large proportion of its body consisting of testes, is charged with the task of aiding reproduction.
Wikipedia
In 1922 a specimen of the anglerfish Ceratias holboelli was discovered with small specimens attached to its abdomen that were thought to be its young. A few years later, similar finds led to the discovery that the smaller fish were really mature males living parasitically on the female. Further investigation showed that the males, soon after their transformation from the larval state, bite an older, larger female, after which the female and male tissues unite; the separate circulatory systems join; and the male becomes a permanent appendage of the female.
Encycolpedia Britannica