Lug 052011
 

Fui io il primo ad accorgermi della sua scomparsa. Conoscendolo intimamente sono certo che abbia inscenato tutto per potersene andare da una vita che iniziava a considerare insopportabile e ritrovare quella libertà che aveva barattato in cambio del successo, anche se ammetto che dopo tutti questi anni senza alcun segno da parte sua ho ormai perso le speranze di rivederlo.

Fin da piccolo aveva sempre amato disegnare, portava con se ovunque andasse una matita e un libriccino su cui tracciava, quando non aveva a disposizione supporti più adatti, schizzi veloci o elaborati e minuziosi disegni di una complessità rara in un bambino della sua età.

Non ricordava quando avesse iniziato a disegnare porte. Non ricordava nemmeno il perché. Sapeva solo che ad un certo punto le porte avevano iniziato ad affascinarlo. Disegnava porte aperte, chiuse, appena socchiuse che permettevano di sbirciare oltre, ma senza rivelare troppo di ciò che si trovava al di la, disegnava porte di qualsiasi genere. Dapprincipio le porte avevano assorbito completamente la sua attenzione, poi un po’ alla volta aveva compreso che le porte erano significative per ciò che racchiudevano, per quello che stava oltre ed erano diventate così una specie di cornice che delimitava ciò che la sua fantasia gli suggeriva di ritrarre.
Il suo talento nel disegno era indiscutibile, così, pur senza aver compiuto studi regolari nel campo, si ritrovò ad essere considerato un’artista  emergente e le porte che delimitavano e caratterizzavano ogni sua opera erano diventate una cifra stilistica e non più la bizzarria di un ragazzino. Continue reading »

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Lug 052011
 

Passava lunghe ore, immobile, davanti allo stretto abbaino della misera stanza in cui viveva in affitto, osservando lo scorcio dei tetti della città mitteleuropea in cui si era trasferito. Forse non osservava nemmeno più, probabilmente all’inizio, qualche anno addietro aveva realmente guardato con interesse il frammento di panorama che gli si stendeva davanti, ma ora sarebbe più corretto dire che ne era rapito, cadeva in una specie di trance davanti alla finestra, senza compiere nessun movimente, quasi senza nemmeno respirare, restava semplicemente lì.
Solitario e tetro per natura, di una timidezza patologica rafforzata da un aspetto vagamente inquietante era diventato con il passare degli anni sempre meno desideroso della vicinanza di quell’umanità da cui si sentiva respinto.
Qualche anno prima aveva nutrito segretamente la speranza di una vita sociale normale, quando, iniziando i corsi universitari di chimica, si era subito distinto per l’intelligenza brillante che lo aveva reso popolare sia presso gli insegnanti che presso gli altri studenti, a cui passava volentieri i suoi appunti, scritti con una calligrafia minuziosa e accurata, o a cui dava ripetizioni di qualunque materia scientifica. Continue reading »

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